Penso che anche tu abbia sentito una storia come quella di Dino.
Un giorno si è svegliato con un mal di schiena atroce, nella parte bassa della schiena, un dolore tale da non poter andare a lavorare nonostante sia un lavoratore indefesso e perda soldi per ogni ora che non lavora. Fortunatamente con un po’ di accorgimenti il mal di schiena è passato in pochi giorni e ha potuto riprendere a lavorare tranquillamente.
Ma i problemi non sono finiti, anzi, la storia è appena iniziata: il dolore ogni tanto ritorna… Non come quella volta, è un dolore diverso, non forte come quello del primo episodio, ma comunque molto fastidioso.
Anche se non lo ammette, l’idea di quel dolore che era stato, e che può tornare, lo spaventa e l'idea di doversi trovare ancora bloccato a letto impossibilitato a muoversi e costretto a prendere farmaci, lo spaventa ancora di più.
Dino è una persona colta e di spirito e mi dice: “È come se avessi il dolore dell’arto fantasma ma su una parte del corpo che ho davvero!” Come ad indicare che si rende conto che quel dolore che ogni tanto torna a tormentarlo non nasce nella schiena ma è una proiezione del suo cervello… che però diventa molto reale. Infatti tutte le analisi hanno escluso tutto. Non ha fatto solo Rx ,ma anche la risonanza e una serie di altre indagini. Non c’è niente, eppure il dolore c’è e non se lo inventa. E questo non lo lascia per niente soddisfatto.
Purtroppo il suo dolore ogni tanto compare ed è diventato cronico, si presenta soprattutto il mattino, Dino si alza e va a lavorare lo stesso ma deve stringere i denti. Tutto ciò ha un effetto sul suo umore e tende a perdere un po’ il senso dell'umorismo e la prontezza alle battute argute che lo contraddistingue. Giorno per giorno perde serenità, sapendo che il mal di schiena può ricomparire.
Anche se non consola per nulla, è in buona compagnia, purtroppo infatti in Italia si stima che il 23,4% della popolazione soffra di dolore cronico aspecifico, cioè di dolore senza la presenza di una causa fisica.
Il dolore fa parte della vita, e la vita ci dà gli strumenti per superarlo.
Da quando esistiamo su questo pianeta ci confrontiamo col problema del dolore sia come specie che come singoli individui.
Da piccoli abbiamo avuto forse dolori addominali (le classiche coliche infantili) e poi abbiamo patito dolore quando abbiamo “messo i denti”. Poi ci sono i dolori della crescita. Fortunatamente dei dolori passati è abbastanza facile dimenticarsene (a meno che non rimanga un trauma ma non succede sempre) però basta urtare un mobile in casa e ci ricordiamo subito che siamo sempre soggetti a patire il dolore.
Tutti sappiamo che non vogliamo il dolore, che il dolore può essere spaventoso, inabilitante, che ci può irritare oltre ogni modo, insomma conosciamo bene gli effetti che può avere su di noi ma in generale non ci dedichiamo a capire il fenomeno del dolore e invece sarebbe molto utile. Infatti se indagassimo il dolore, se comprendessimo il suo significato e le sue modalità di azione avremmo molti più strumenti per controllarlo e diminuirlo.
Comprendere il dolore per sapere cosa fare
Ovviamente è importante fare gli accertamenti suggeriti dal proprio medico perché il dolore può essere sintomo di una patologia o di una disfunzione e in tal caso è necessario anche intraprendere un percorso terapeutico.
Ma c’è molto di più. In molti casi il dolore non è necessariamente legato ad uno stato patologico o ad una circostanza precisa… cioè non si trova una causa fisica tale da giustificare o da far supporre la presenza del dolore percepito dal paziente e ciò avviene tanto per il mal di stomaco quanto per il mal di schiena e per mille altri dolori. In tutti questi casi è fondamentale capire il senso del dolore per risolvere.
Fortunatamente oggigiorno sono accessibili degli strumenti per comprendere e per superare il dolore che fino a pochi anni fa non esistevano o erano poco accessibili o addirittura osteggiati. Partiamo dalle basi.
Due tra i ricercatori e divulgatori più autorevoli in assoluto sul tema del dolore hanno unito le loro forze in un bellissimo testo, Explain Pain di David Butler e G. Lorimer Moseley, e leggendo questo libro possiamo capire molte cose sul dolore fisico, molte cose che possono aiutarci a cambiare le nostre idee e i nostri preconcetti e quindi ad assumere comportamenti più funzionali.
Nel primo capitolo cogliamo questa frase:
Il cervello è come un 'protettometro' che cerca di proteggerci da ciò che percepisce come pericoloso.
Questo concetto del protettometro non è senz’altro nuovo, da sempre sappiamo che il dolore ci protegge: il dolore ad esempio ad una caviglia lesionata, ci impedisce di appoggiare il peso e quindi di lesionare in maniera più grave, oppure il dolore di contusioni e lacerazioni ci induce a proteggere meglio la nostra integrità fisica.
È importante però capire come funziona questo sistema e sapere perché può diventare troppo sensibile procurandoci dolore quando non è strettamente necessario.
C’è un altro principio molto interessante che si lega a questo ed è il seguente:
Il dolore non è solo un segnale di danno tissutale, ma anche un'esperienza soggettiva influenzata da una varietà di fattori, tra cui le nostre emozioni, le nostre credenze e le nostre esperienze passate.
Quindi i nostri pensieri e le nostre emozioni influenzano significativamente il protettometro. Sembra strano ma è così, è già stato dimostrato in molti modi.
Facciamo un ulteriore passaggio:
Il dolore cronico non è sempre un segnale di pericolo in corso. Può essere il risultato di un malfunzionamento del sistema di allarme del dolore.
Quindi il protettometro non è sempre calibrato alla perfezione, può sballare un po’, e ogni malfunzionamento può causare dolori anche importanti. Che sarebbe meglio evitare.
Cosa aiuta il protettometro a rimanere in forma e a non sballare?
- 1Non aver paura del dolore
Innanzitutto è necessario non farsi spaventare dal dolore, fermare tutte le emozioni “negative” che ci può suscitare, come disperazione, scoramento, malumore, rabbia, rancore, autocommiserazione, autoindulgenza e, appunto, paura.
Queste emozioni possono amplificare il dolore e prolungarlo per molto tempo, inoltre possono fornire al sistema nervoso un insieme di informazioni (sotto forma di neurotrasmettitori) tali da perpetrare ad esempio stati infiammatori o altre problematiche che possono anche rallentare la guarigione di un eventuale causa fisica del dolore.
Quindi come prima cosa interrompi questa reazione. Può essere difficile farlo con la sola forza di volontà ma ci aiutano molto tantissime tecniche che provengono dalla psicoterapia, dalla meditazione e dall’autoipnosi, inoltre aiutano molto anche le cosiddette tecniche energetiche. In ogni caso ferma subito questa risposta emotiva.
Se non sai come fare puoi semplicemente lavarti il viso con acqua fredda o stringere una pallina antistress o anche fare un solo respiro profondo, l’importante è che tu abbia la ferma volontà di cambiare la concatenazione di pensieri e di emozioni che normalmente si scatenano quando senti il dolore.
In tutti i nostri videocorsi trovi esercizi pratici e semplici per aiutarti in questo cambiamento, conosciamo l’importanza di questo aspetto nella formazione del dolore. - 2Muoviti!
Un altro punto fondamentale, su cui tra l'altro Moseley e Butler insistono tanto, è il movimento e l'esercizio fisico. Ovviamente noi siamo d’accordo!
Quando utilizziamo un esercizio fisico come strumento contro il dolore non dobbiamo solo pensare, come si fa comunemente, ai suoi effetti (come ad esempio rinforzo e allungamento) ma dobbiamo porre attenzione alle sensazioni che riusciamo a percepire durante l’esecuzione e subito dopo la stessa.
In questo modo il nostro corpo non sarà più una fonte di dolori ma diventa una vera e propria guida che con le sue sensazioni ci aiuta a districarci nella giungla creata dal protettometro e uscirne più sani e più forti di prima. - 3Rilassati
Tutto ciò che fa bene al cervello non solo aiuta il protettometro ma contribuisce al benessere generale dell’organismo.
Quindi le attività che sai essere benefiche per te, per il tuo rilassamento vanno benissimo. Soprattutto è consigliabile passare del tempo rilassante nella natura. Se vivi in città e hai impegni pressanti ricorda comunque di fare passeggiate nei boschi nel fine settimana. Se abiti abbastanza vicino al mare approfittane, le passeggiate su spiagge o comunque in prossimità del mare sono un toccasana per l’organismo. Se puoi praticare arti espressive di qualsiasi tipo sappi che il tuo cervello te ne sarà grato per anni!
Ovviamente il discorso non si esaurisce qui, ci sono moltissime altre scoperte affascinanti e utili sulla relazione tra cervello e dolore fisico e avremo modo di esplorarle.
Molto meglio di una pomata, no? È chiaro che introdurre qualche cambiamento nella nostra vita, in certi momenti può essere più difficile rispetto ad assumere un farmaco, ma a volte è proprio necessario. A volte i farmaci non funzionano. Sempre i farmaci hanno effetti collaterali e, comunque, sviluppare uno stile di vita più sano, ci fa godere di più l’esistenza stessa.
In tutti i nostri percorsi per mantenere la salute, la forza del corpo abbiamo tenuto conto con grande attenzione della relazione tra cervello, percezione e genesi del dolore, purtroppo a volte viene ignorata, ma per noi è un tema centrale.
Abbiamo inserito diverse strategie su come evitare le recidive causate dal circuito del dolore e abbiamo strutturato gli esercizi in maniera tale che siano utili non solo per rinforzare e rendere più elastico il tuo corpo ma anche per imparare a rispettare il segnale del dolore e a coordinare al meglio i movimenti in maniera che siano portatori di piacere e di benessere, in modo che il tuo organismo impari con naturalezza e facilità a muoversi in maniera sempre più efficiente e piacevole. Questo aiuta a prevenire la formazione di stati di dolore e aiuta a tenere in forma il cervello e tutto il sistema nervoso!
Nel nostri percorsi Formula Schiena e Formula Collo ad esempio abbiamo inserito movimenti molto dolci e delicati che hanno la potenzialità di "insegnare” al corpo a muoversi senza dolore, e altri ancora che agendo sul riequilibrio muscolare migliorano la coordinazione e la leggerezza di movimento in tutta l'area interessata e altri ancora che agiscono direttamente sulla percezione del dolore.
Il dolore non va temuto ma è necessario conoscerlo, gestirlo e soprattutto prevenirlo, ricordi il detto “prevenire è meglio che curare”? È sbagliato. “Prevenire e molto meglio che curare!” È più facile, è più economico, ci fa risparmiare tempo, energia e soldi!
Se vuoi provare subito un esercizio che aiuta il tuo cervello a trovare nuove vie meno dolorose e più piacevoli per il tuo corpo, puoi provare subito questo: